IL IX SETTORE ALLA FRONTIERA - tellingstones

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Il IX Settore alla frontiera



Le aree di confine sono sempre state sede di fortificazioni ed in particolare alla fine della prima guerra mondiale molte Nazioni europee svilupparono imponenti sistemi di fortificazioni quali la Linea Maginot in Francia, la Linea Sigfrido in Germania o la Linea Stalin in Russia. In Italia già alla fine dell'800 si era iniziata la costruzione di varie opere di difesa lungo i circa 1850 km di confine alpino dando così il via ad un "Vallo alpino occidentale", un "Vallo alpino settentrionale" ed un "Vallo alpino orientale".
Nel 1931 si dette però inizio alla edificazione di un sistema completo di difesa, il "Vallo Alpino del Littorio" o "Vallo Alpino" che comprendeva tutto l'arco alpino da Ventimiglia sino alla allora città italiana di Fiume e che aveva fra i suoi compiti quello di sbarrare le più importanti vie di penetrazione del territorio italiano, di ritardare e logorare la progressione nemica ed arrestare l'avanzata dell'avversario.
Le opere che costituivano il Vallo Alpino andavano da semplici strutture monoblocco in calcestruzzo con postazioni di mitragliatrici e mortai anche indicate come "opera piccola" a vere fortificazioni con batterie corazzate in grado di colpire le postazioni analoghe situate oltre la frontiera ed indicate come "opera grossa". Nel 1942 risultavano ultimate 1475 opere difensive e circa 700 casematte ma se il Vallo Alpino fosse stato completato vi sarebbero state 3325 opere di difesa.
Il Vallo Alpino era costituito da 35 Settori di cui 10 interessavano l'arco alpino occidentale. Di questi 3 erano in Valle di Susa ed in particolare il IX aveva competenza sul valico del Moncenisio e le aree circostanti.
Questo Settore era formato da due sotto-settori, il IX/A Moncenisio ed il IX/B Valli di Lanzo. A seguito di una ristrutturazione logistica, nel 1940 il sottosettore IX/B divenne autonomo ed il sottosettore IX/A si divise in due sottosettori, il IX/A Clapier con sede a Susa ed il IX/B con sede presso l'Ospizio del Moncenisio ed avente competenza dal Niblè al Rocciamelone.
Nel 1940 le prime linee difensive erano costituite dal caposaldo Lago con i capisaldi Ospizio e Rivers, dal caposaldo Ovest con i capisaldi Pattacroce e Malamot nonchè dai capisaldi Roncia e Gran Croce.
Strutture indipendenti erano le varie batterie corazzate fra cui spiccavano la Paradiso e La Court presenti al Colle del Moncenisio nonchè la batteria corazzata Pramand, situata a monte di Ulzio, e la batteria dello Chaberton sull'omonima cima del Monginevro.
Le due batterie corazzate presenti al Colle del Moncenisio, la Paradiso a 1960 m slm e La Court a 2091 m slm vennero costruite agli inizi del '900 ed erano riparate da un gradino scavato nella roccia nonchè protette da cupole di acciaio da 150 mm che le rendevano molto sicure in quegli anni. Ciascuna era equipaggiata con quattro cannoni 149/35. L'avvento nel primo dopoguerra di artiglierie di grande potenza rese queste batterie obsolete ma nonostante questo vennero utilizzate ampiamente nella seconda guerra mondiale entrando in azione il 21 giugno 1940 a pochi giorni dalla dichiarazione di guerra alla Francia.
Dopo la resa della Francia le batterie rimasero inattive sino all'aprile del 1944 quando, passate sotto il controllo tedesco vennero utilizzate per fermare l'avanzata alleata. Il 27 aprile 1945 prima di ritirarsi l'esercito tedesco distrusse molte delle postazioni del Colle del Moncenisio fra cui le batterie corazzate Paradiso e La Court.
Con il successivo armistizio, il Colle del Moncenisio divenne territorio francese e le opere del Vallo Alpino vennero disarmate ed alcune distrutte con la costruzione della diga idroelettrica e la formazione del lago del Moncenisio.
Così della batteria Paradiso, la batteria 512° della Guardia Alpina alla Frontiera non resta che una postazione di osservazione a quota 2000 in quanto tutta la struttura è stata utilizzata per la costruzione della diga mentre della batteria La Court, la batteria 513° della Guardia Alpina di Frontiera, rimangono ben visibli i ruderi determinati dalla distruzione operata dall'esercito tedesco. Ben visibili sono altresì i ruderi della caserma "Annibale Reteuna" anche conosciuta come "Ricovero Passo delle Finistre" in grado di ospitare circa 200 militari di appoggio alle due batterie fortificate.


  
Postazione di guardia all'ingresso della Batteria Paradiso




Cratere determinato dallo scavo del materiale per la costruzione della Diga del Moncenisio in corrispondenza della batteria Paradiso



Resti della batteria La Court




Ruderi della caserma "Annibale Reteuna" di servizio alla batterie Paradiso e La Court

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